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Mentre cammino nel parco il pensiero va a ciò che sto calpestando. Qualche metro sotto di me sono sepolti circa ottantamila animali, e piante, e macerie.
Qui, nell'estate del 1976, una nube tossica contenente diossina bruciò i volti e segnò la storia.
Un'invisibile barriera divide ora in profondità la morte dalla vita, impedendo ogni contaminazione. Nuovi alberi sono stati piantati.
Ma mi è impossibile non frugare con lo sguardo nel sottobosco e raccogliere qualche foglia, nella speranza o nel timore che qualche esile ricordo, misteriosamente, affiori.